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Enrico Nigiotti, 'Qualcosa da decidere...a Sanremo'

Enrico Nigiotti, 'Qualcosa da decidere...a Sanremo'

Intervista al giovane cantautore livornese, ex concorrente di Amici, in gara a Sanremo con "Qualcosa da decidere". La canzone, che racconta le emozioni e la magia del primo appuntamento, anticipa l'uscita del suo nuovo album di inediti.

Classe 1987, toscano di nascita, blues che scorre nelle vene. Ecco il ritratto di Enrico Nigiotti, cantante e musicista che si è fatto conoscere grazie a una preziosa collaborazione con Elisa e alla burrascosa partecipazione ad Amici nel 2010. Dopo quasi cinque anni, lo ritroviamo in gara a Sanremo per le Nuove Proposte, con un nuovo progetto discografico in uscita il 12 febbraio.  

“Qualcosa da decidere” è il brano col quale ti presenti a Sanremo. Come nasce?

E' un brano nato in maniera molto diretta. Una sera stavamo facendo una jam, dopo cena, io e un amico rispettivamente alla chitarra e al piano. Abbiamo iniziato un botta e risposta e ho improvvisato una melodia. Il testo è molto fresco, parla di quello che succede quando esci per la prima volta con una persona. Una sorta di guida. Sono molto contento di questo pezzo perché è anche molto radiofonico ed è meraviglioso partecipare al Festival di Sanremo con un brano così funzionale, in grado di colpire già dal primo ascolto.

In sostanza è un brano col quale vuoi far tornare alla ribalta le cose semplici della vita a dispetto del clima pessimista che grava perennemente sulla società.

Esattamente. Come hai detto tu, siamo quotidianamente investiti da argomenti e problematiche molto pesanti, sentivo la necessità e volevo alleggerire tutto, tornare alle radici e restituire il valore alle cose belle e semplici della vita.

Hai partecipato ad Amici nella stessa edizione di Emma Marrone, andandotene prima della fine. Cosa ti portò a questa decisione?

Ho un carattere molto istintivo e per niente adatto ai talent. Quando sento di dover agire in un certo modo, lo faccio. Ciò non toglie che sia stata un’esperienza meravigliosa, mi sono divertito un sacco. Alla lunga è stato difficile risalire, ho abbandonato un talent e per i discografici questo era segno di inaffidabilità. Mi sono impegnato tre anni, ho perso il contratto ma poi, finalmente, ho firmato quello attuale con la Universal. Dovevo per forza prendere questo secondo treno.

In questo periodo di tre anni ne hai approfittato per studiare e approfondire qualcosa?

Sì, ho studiato da solo, ho ascoltato tanti artisti diversi tra loro e mi ha aiutato a fare il punto della situazione. Grazie a questo processo ho cominciato a scrivere in modo diverso, iniziando sempre in modo istintivo ma ho imparato ad aspettare. E, soprattutto, ho imparato a fare questo mestiere.

Come e quando è arrivata l’idea di partecipare alle selezioni per le Nuove Proposte di Sanremo?

Tramite la mia casa discografica. Ero col mio produttore Brando, stavamo scegliendo i pezzi per il mio album e c’era anche “Qualcosa da decidere”. Abbiamo scelto questo pezzo da far partecipare alle selezioni. All’inizio eravamo in 900, poi siamo diventati 60 e da quei 60 ne sono passati 8. Sanremo è luna vetrina enorme e la migliore per proporsi al pubblico.

Come hai saputo di essere negli 8 finalisti?

Ero in casa e stavo seguendo il tg1. Carlo Conti ha letto i nomi in diretta, solo che il mio l’ha letto per ultimo. Inizialmente avevo la sensazione di essere passato ma, arrivato al sesto nome ho pensato “nooo, vuoi vedere che non ce l’ho fatta?”. Invece, fortunatamente, l’ultimo a nominare sono stato io. Ho provato una gioia enorme e una gran liberazione.

Hai un punto di riferimento, musicalmente parlando, che ha influenzato il tuo modo di comporre?

Non ho maestri né mi ispiro a nessuno ma c’è un cantautore che mi ha insegnato, attraverso i suoi pezzi, a dare importanza alle parole: Luigi Tenco. Grazie a lui ho capito che volevo scrivere canzoni e a usare attenzione, sicurezza e sensibilità nel farlo. Per il resto, ci sono tanti artisti che stimo parecchio. Per fare due nomi, Gianna Nannini e Vasco Rossi.

Tra gli artisti stranieri, invece, quali sono i tuoi ascolti?

Sono cresciuto ascoltando blues e grandi chitarristi quali Robert Johnson, Steve Ray Vaughan ed Eric Clapton, però adoro anche il grunge dei Nirvana e dei Pearl Jam e Jeff buckley aveva la voce più bella del mondo. Fra i cantanti attuali, adoro Paolo Nutini e Hozier, che è una bomba. La mia fortuna è che mi piace di
tutto senza essere fan di nessuno. La musica è un po’ come le donne: mi garbano tutte, dalle rosse alle bionde passando per le more e le castane.

Come descriveresti la tua musica?

La mia musica è la descrizione di me stesso, lo specchio della mia anima. E’una descrizione molto intima però, che non farei a un amico. Le canzoni, nonostante siano pubbliche e alla portata delle orecchie di tutti, sono anche le più private perché ti permettono di scrivere il tuo pensiero.

Cosa ti aspetti dalla partecipazione a Sanremo?

Spero che mi diai molta visibilità e, soprattutto, di riuscire a creare interesse nei miei confronti tale da spingere la gente a conoscermi. Alla fine noi artisti giovani siamo come dei bimbi che cercano una madre che ci coccoli nel pubblico, delle persone alle quali piacere e che siano spinte dalla voglia di comprare i nostri dischi.